Filiera delle costruzioni 2023, la produzione ha raggiunto i 624 miliardi
I dati del Rapporto Federcostruzioni 2023 evidenziano un incremento del 4,2% di un comparto che ha contribuito per un terzo alla crescita del Pil del Paese
Il 2023 è stato un anno positivo per il mondo delle costruzioni: la produzione della filiera ha raggiunto quota 624 miliardi di euro, con un aumento di 44 miliardi rispetto al 2022.
A rivelarlo sono i dati contenuti nel Rapporto Federcostruzioni, presentato in occasione di Saie, che confermano l’inversione di rotta intrapresa dal settore dopo il 2020. Fondamentale per la ripartenza del Paese dopo la crisi della pandemia, il mondo dell’edilizia ha contribuito a far crescere di un terzo il Pil nazionale (+ 8,3% nel 2021 e + 4% nel 2022).
Positivi anche i dati relativi all’occupazione: nel 2023 sono state 3,1 milioni le risorse impiegate nella filiera delle costruzioni con un incremento di circa 76mila unità rispetto al 2022, recuperando i livelli di occupazione del 2008.
Importazioni ed esportazioni
Il sistema delle costruzioni si caratterizza per un’elevata propensione all’esportazione: nel periodo 2008-2023, a fronte di un discreto aumento della produzione in valore destinata al mercato interno pari a 8,3%, sono cresciute considerevolmente, con un incremento di circa il 34%. Per i settori aperti ai mercati esteri la quota di esportazioni rispetto alla produzione totale è cresciuta di ben 4 punti percentuali circa, passando dal 28% nel 2008 al 32% nel 2023.
I flussi di importazione risultano invece di più modesta entità e coinvolgono la metà dei settori che costituiscono il sistema delle costruzioni. Nel 2023 le importazioni hanno rappresentato il 5,2% del valore della produzione complessiva, per un valore pari a 32,3 miliardi di euro. Inoltre, le importazioni nell’intero periodo 2008-2023 hanno registrato un notevole incremento (circa il 52%) collegato in buona parte al notevole rimbalzo del 2021 rispetto al 2020 (+36,4%) e al consolidamento nel 2022, con le importazioni in aumento del 21,4% sul 2021. Viceversa, nel 2023 si è assistito a una brusca frenata, con una flessione del 10,3% nei confronti del 2022. Le dinamiche dei flussi di importazione e di esportazione hanno determinato un avanzo della bilancia commerciale nel 2023 di circa 34 miliardi di euro rispetto ai 28 miliardi del 2008
Nel 2023 i settori più dinamici sui mercati esteri sono stati i prodotti in ceramica, i laterizi, i materiali in legno e marmo per un valore di 22,8 miliardi di euro, seguiti dalle produzioni meccaniche e dalla produzione e commercio di macchine per il movimento terra e per l’edilizia con poco più di 15 miliardi di euro, dai servizi di ingegneria e architettura con 11,5 miliardi di euro, dai prodotti in metallo e siderurgia con 8 miliardi di euro e infine dalle tecnologie elettroniche ed elettrotecniche con poco più di 5 miliardi di euro.
L’analisi delle diverse filiere
L’analisi della produzione dei diversi settori che compongono il mercato delle costruzioni conferma il ruolo di volano delle costruzioni edili e infrastrutturali con un livello di produzione 2023 pari a circa 316 miliardi di euro e circa 1.531.000 occupati. Il settore rappresenta il 51% dell’intero sistema e costituisce il mercato di sbocco per la maggior parte degli altri settori. Sulla scia di quanto già verificatosi nel 2022, la produzione in valore delle costruzioni segna anche nel 2023 una variazione positiva del 9,7%, in frenata rispetto a quella registrata nel 2022 (19,6%) con un incremento di circa 28 miliardi di euro rispetto ai livelli raggiunti nel 2022. Lungo il periodo 2008-2023, la filiera delle costruzioni in senso stretto recupera, per la seconda volta dopo la crisi del 2008, poco più di 38 miliardi di euro di produzione. Il segmento della progettazione e dei servizi innovativi, pari al 24% della produzione totale del comparto, ha raggiunto nel 2023 un valore produttivo di 147,6 miliardi di euro, in aumento rispetto all’anno precedente (+16,4%) dando occupazione a circa 914 mila addetti con un incremento rispetto al 2022 dell’11,8%. La filiera delle tecnologie, dei macchinari e degli impianti per l’edilizia, che pesa per il 7%, ha conseguito nel 2023 un valore della produzione pari a poco più di 46 miliardi di euro con una lieve diminuzione rispetto al 2022 (-0,1%) unitamente a un leggero incremento in termini di occupazione (+0,1%). Infine, il segmento dei materiali per le costruzioni, con un peso del 18%, ha realizzato nel 2023 una produzione pari a circa 115 miliardi di euro, in diminuzione del 6,7% rispetto al 2022 con una occupazione di circa 498 mila addetti, in calo dello 0,2% rispetto all’anno precedente.
Dalla crisi del 2008, tutte le quattro filiere hanno recuperato i livelli di produzione precedenti la crisi con guadagni più consistenti per la filiera delle costruzioni in senso stretto, e a seguire per la filiera della progettazione. Più lenta la crescita sia della filiera delle tecnologie, macchinari e impianti sia dei materiali. A questo risultato ha contribuito quanto avvenuto nel periodo 2014-2019 e nel periodo 2014-2023. Nel primo arco temporale, la ripresa economica ha coinvolto tutte e quattro i segmenti con guadagni in termini di produzione più consistenti per la filiera della progettazione, per quella dei materiali e per quella delle tecnologie, macchinari e impianti. Più lento, invece, il recupero della filiera delle costruzioni in senso stretto. Nell’arco temporale 2014-2023, invece, la ripresa economica si è rafforza per tutto il sistema delle costruzioni per effetto della crescita post pandemia. La filiera delle costruzioni in senso stretto ha segnato il recupero più ampio in termini di produzione (123 miliardi) con un effetto trascinante per le altre filiere, che confermano guadagni cospicui in termini di produzione (più di 47 miliardi per quella della progettazione e servizi innovativi più di 35 miliardi per la filiera dei materiali, e 15 miliardi circa per la filiera delle tecnologie, macchinari e impianti).
Le previsioni per il 2024
Il dato previsionale per il 2024 vede una flessione del -4,4%, dato su cui incide la stima negativa del settore delle costruzioni in senso stretto, dei comparti compresi nella filiera dei materiali per l’edilizia e di quelli della filiera delle tecnologie, impianti e macchine. Di contro, per i settori delle tecnologie elettrotecniche ed elettroniche la previsione è di espansione dei livelli della produzione in termini reali. Un’analoga dinamica positiva si evidenzia anche per la filiera della progettazione e servizi innovativi. Le stime elaborate dal Centro Studi Ance, in particolare, prevedono una flessione degli investimenti del -7,4%, dovuta dal mancato apporto espansivo della manutenzione straordinaria, causato del venir meno della cessione del credito e dello sconto in fattura. Anche la nuova edilizia abitativa e quella privata non residenziale vedranno una diminuzione degli investimenti in termini reali. Solo il mercato delle opere pubbliche registrerà un aumento dei livelli produttivi rispetto al 2023. Tale scenario si basa sull’accelerazione degli investimenti del PNRR, che assume un ruolo ancor più decisivo per il sostegno all’economia e del settore delle costruzioni a seguito del ridimensionamento del driver rappresentato dalle ristrutturazioni.
«I numeri ci dicono che la filiera delle costruzioni è stata determinante per la crescita del Paese. Oggi però ci troviamo con un quadro fortemente incerto per il futuro dettato da squilibri internazionali che rischiano di pesare negativamente sulla crescita economica e sull’export – ha affermato la presidente di Federcostruzioni Paola Marone –. Dobbiamo quindi essere pronti ad affrontare nuove sfide, come quella della transizione ecologica che ci viene lanciata dalla Ue su cui l’industria delle costruzioni avrà un grande ruolo. Ma non possiamo fare tutto da soli, serve una strategia europea che metta le imprese al centro, puntando, con adeguato supporto, a un incremento di produttività, competitività, formazione, ricerca e intervenendo con urgenza sul costo dell’energia, che è particolarmente penalizzante. Sull’energia si giocherà, infatti, la sfida competitiva del prossimo decennio, per questo occorre una visione di lungo periodo che metta insieme la ricerca sull’efficientamento e la sostituzione dei combustibili fossili con energia rinnovabile, puntando anche alle possibilità dell’energia nucleare di ultima generazione».