Dopo aver superato le difficoltà del 2020, le imprese del comparto edile si sono affacciate al 2022 con un dilagante ottimismo per il futuro del settore, secondo quanto rivelato dall’Osservatorio SAIE, elaborato da Senaf e diffuso a metà marzo 2022. Tra PNRR, Superbonus 110% e gli altri incentivi legati al mondo della casa, la filiera delle costruzioni è tornata a essere protagonista della scena economica del nostro Paese.
Le aziende di produzione, distribuzione e servizi coinvolte nello studio, mostrano una rinnovata fiducia: l’80% si dichiara, infatti, soddisfatto dell’attuale andamento generale dei propri affari, mentre l’88% è soddisfatto del proprio portafoglio ordini. Inoltre, 9 aziende su 10, ritengono di chiudere l’anno con un fatturato superiore al 2021.
Due facce della stessa medaglia
Se da un lato i protagonisti della filiera manifestano entusiasmo per le performance del 2022, ciò non significa che le imprese non percepiscano i problemi e le difficoltà che stanno minando sempre più il settore, quali l’aumento del costo delle materie prime (temuto da quasi 7 aziende su 10), la scarsità dei materiali e la carenza di personale qualificato. A confermare quanto raccolto da Senaf ci pensa anche il Centro Studi sugli Appalti Pubblici di Argenta SOA, società organismo di attestazione che certifica le aziende per la partecipazione alle gare pubbliche, che basandosi sui dati Istat e su una survey realizzata tra gli operatori del comparto ha delineato gli scenari che si prospetteranno per le aziende del settore.
«I dati elaborati dal nostro Osservatorio evidenziano i rischi all’orizzonte del settore. Questo stato di cose pesa in maniera significativa sulle prospettive di crescita del settore e del Paese; se si va avanti di questo passo, anche se al momento la situazione del settore è buona, rischiamo di non cogliere del tutto le opportunità offerte dal PNRR e di perdere un’occasione unica per modernizzare il Paese e sostenere la ripresa. Il governo, che già ha fatto molto per il settore, deve continuare ad ascoltare la voce degli imprenditori e intervenire per prevenire, fino a quando è possibile, il peggioramento che già si intravede all’orizzonte. Ritardare significherebbe mettere a rischio l’esistenza di molte imprese e, quindi, la tenuta dell’occupazione in un settore che è cruciale in questa fase storica particolarmente delicata» ha sottolineato Giovanni Pelazzi, presidente del Centro Studi.
L’aumento dei prezzi
Sul fronte del rincaro delle materie prime, tra i principali fattori individuati dallo studio come possibile causa di crisi delle imprese edili (segnalata dal 60% degli intervistati), «tre quarti degli imprenditori segnalano la necessità di avere una compensazione non solo di una parte dei costi delle materie prime ma anche degli aumenti di prezzo delle componenti (apparecchiature meccaniche, materiali impiantistici) che rappresentano una voce di costo importante per le imprese» aggiunge Pelazzi. Inoltre, la questione dell’aumento dei prezzi delle opere pubbliche deve essere attentamente monitorata perché può rappresentare «un ostacolo alla realizzazione delle opere introdotte dal PNRR. Le imprese del settore si sono trovate ad affrontare elevati costi – non previsti nelle gare d’appalto – che hanno generato problemi di cassa a molte imprese, costrette ad anticipare pagamenti a prezzi molto superiori di quelli attesi. I prezzi di molti materiali da costruzione, secondo il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibile, hanno raggiunto incrementi superiori al 70%: è il caso, per esempio, dell’acciaio, (oltre il 100% il costo dei nastri in acciaio usati nelle barriere stradali e oltre l’80% per le lamiere in acciaio Corten), del legname (+78%), rilevante anche l’aumento del costo del bitume (quasi +40%)» prosegue il presidente del Centro Studi sugli Appalti Pubblici di Argenta SOA.
Le previsioni
Guardando ai prossimi tre mesi, le previsioni elaborate dal Centro Studi di Argenta SOA vanno nella direzione di un netto peggioramento, secondo quanto manifestato dalla quasi totalità dei partecipanti alla survey. Rispetto agli interventi predisposti dal Governo, infatti, il 60% degli intervistati ritiene insufficiente le misure governative a tutela del settore e delle imprese, anche a causa della lentezza degli interventi rispetto all’aumento dei prezzi, mentre il 40% si dichiara poco soddisfatto.
Per migliorare le prospettive non proprio rosee, gli operatori del mondo delle costruzioni ritengono utile intervenire su tre aspetti: compensare gli aumenti dei costi di materiali e attrezzature (74%), riconoscimento attestazione SOA (ovvero la certificazione obbligatoria per la partecipazione a gare d’appalto per l’esecuzione di appalti pubblici di lavori) anche per le imprese che realizzano lavori incentivati dallo Stato anche se realizzati da privati o sopra la soglia dei 150mila euro (90% del campione) e formazione del personale della Pubblica Amministrazione, ritenuto molto spesso inadeguato.
«Guardiamo con favore – conclude Pelazzi – all’intervento fatto dal ministro Giovannini per semplificare e accelerare le procedure di compensazione per i costi dei materiali che hanno superato incrementi dell’8%. È una misura che dà sollievo alle imprese edili ma non è sufficiente: l’aumento dei costi delle materie prime e la scarsità di alcuni materiali hanno creato problemi non solo nella realizzazione dei lavori pubblici ma anche nell’esecuzione dei contratti privati, sottoscritti prima del 2021 sulla base di prezzi molto più bassi di quelli attuali; inoltre ha accresciuto enormemente il rischio di interruzione dei lavori con conseguenze sulla rescissione di molti contratti. Anche nell’avvio di nuovi contratti su base d’asta ormai obsoleta si sono verificati molte gare andate deserte e infine anche problemi nella programmazione degli investimenti da parte delle stazioni appaltanti; per questo sarebbe importante realizzare preventivi, su determinati materiali, con validità immediata. Infine, è opportuno sottolineare che la mancata realizzazione dei lavori legati al PNRR comporta un impatto rilevante anche sulla collettività, a causa della mancata realizzazione di opere di grande impatto sociale e occupazionale».