Decarbonizzare gli edifici: il report Legambiente – Kyoto Club
Per raggiungere gli obiettivi climatici di azzeramento delle emissioni climalternanti entro il 2050, la filiera dell’edilizia deve essere sempre più al centro di un processo di conversione verso l’economia circolare e la sostenibilità. A ribadirlo sono anche Legambiente e Kyoto Club nella seconda edizione del loro report Decarbonizzare le costruzioni: la nuova sfida del settore edilizio. Già nella precedente edizione, di cui abbiamo parlato nel numero 38 di UP! Magazine, le due associazioni hanno sottolineato come manchi la consapevolezza di quali siano realmente le fasi in cui un edificio emette anidride carbonica, ignorando il momento della costruzione, il trasporto dei materiali e il loro smaltimento a fine vita. Se di efficienza e di diminuzione delle emissioni durante la fase di utilizzo di un edificio si parla davvero molto, lo stesso non si può dire del carbonio incorporato.
Un elemento questo invece fondamentale perché permette di misurare l’impatto globale ambientale degli immobili considerando l’origine dei materiali, il loro trasporto, le fasi di gestione del cantiere, le emissioni durante la fase di utilizzo, manutenzione, ristrutturazione e gestione del fine vita.
Altro concetto chiave da tenere in considerazione è l’energia incorporata, che misura l’impatto energetico dell’edificio analizzandone tutte le fasi del processo di costruzione, dall’estrazione delle materie prime al fine vita.
Per imprimere un’importante svolta green e circolare al mondo dell’edilizia, sottolineano Legambiente e Kyoto Club, è fondamentale prendere in considerazione questi due aspetti per ridurre davvero l’impatto ambientale del comparto fino a raggiungere l’azzeramento delle emissioni.
La normativa europea e i regolamenti italiani
In Europa, al momento, la normativa di riferimento per la valutazione dell’energia e del carbonio incorporato negli edifici è la EN 15978:2011 Sustainability of construction works - Assessment of environmental performance of buildings - Calculation method che indica le diverse fasi necessarie alla realizzazione di un edificio suddividendone gli impatti del carbonio incorporato in:
- Impatti iniziali (approvvigionamento, trasporto e produzione dei materiali, trasporto e installazione durante le fasi di costruzione);
- Impatti ricorrenti e di fine vita (riparazioni, manutenzioni, ristrutturazioni, demolizione, trasporto e fine vita dei materiali);
- Recupero (riuso e riciclo dei materiali).
Nel nostro Paese diversi sono i comuni che hanno deciso di adottare regolamenti che vanno nella direzione di un’edilizia più circolare come ad esempio il Comune di Modena che a giugno 2023 ha approvato il nuovo Regolamento Edilizio che richiede che negli interventi edilizi diffusi e nelle trasformazioni complesse, la progettazione e la costruzione degli edifici rispetti quanto più possibile i cinque principi per l’economia circolare: eco-progettazione; modularità e versatilità; energia pulita; approccio eco-sistemico; recupero dei materiali.
Il Comune di Milano, nelle Norme Tecniche di Attuazione del Piano di Governo del Territorio del 2020, stabilisce l’obiettivo di ridurre le emissioni connesse al ciclo di vita dei materiali da costruzione utilizzati, incentivando così un processo produttivo più snello e con un’impronta di carbonio inferiore.
A Prato nel Regolamento edilizio è prevista l’erogazione di incentivi, con un sistema a punteggio in base alla quantità impiegata di materiali riciclati e/o di recupero, con lo scopo di diminuire il consumo di risorse naturali.
La Regione Lazio nelle Linee Guida per l’efficientamento energetico di edifici residenziali del 2021 sottolinea l’importanza di considerare il carbonio incorporati dei materiali, specificando la suddivisione dell’energia incorporata in due parti: energia incorporata iniziale, e cioè la quantità di energia consumata dalla fase di estrazione della materia prima fino a quella della completa realizzazione del prodotto/materiale; energia incorporata ricorrente, ossia la quantità di energia utilizzata durante le fasi di riparazione, manutenzione ed eventuale sostituzione di quel componente/materiale durante l’intero ciclo di vita dell’edifico.
Esempi di case history
Tra gli esempi virtuosi di edifici realizzati in cui è stato incluso il calcolo sul carbonio incorporato vi è room2 Chiswick, un albergo di nuova concezione a Londra. La pianificazione di questo edificio ha previsto zero emissioni nette di carbonio derivanti dalla costruzione, dal funzionamento e dall’eventuale decostruzione di questo edificio.
Rimanendo nella capitale britannica troviamo poi Paradise, un edificio in legno lamellare di sei piani a emissioni negative di anidride carbonica, la cui costruzione terminerà nel 2024.
In Norvegia, a Oslo, nel 2021 è stato invece completato l’edificio Økern Portal, un mix di uffici flessibili, ristoranti, hotel e servizi quotidiani, realizzato utilizzando il 75% di alluminio riciclato che contribuisce al 45% del risparmio di carbonio incorporato nell’involucro dell’edificio, portandolo a meno di 130 kgCO2/m2.
Nello storico porto di Sydney è stato creato un nuovo distretto commerciale, residenziale e di attività ricreative dove è stato riutilizzato un grattacielo edificato negli anni ‘70 mantenendo il 68% della struttura esistente. In particolare, della Quay Quarter Tower sono state preservate colonne, travi e solai per il 66% e il 95% delle mura. Tutto questo si è tradotto una riduzione di carbonio equivalente a 10mila voli aerei da Sydney a Melbourne, ovvero oltre 7.500 tonnellate di anidride carbonica.
Le best practice in Italia
In Italia, a Milano, l’intervento di recupero del complesso di via Pirelli 35, progettato da Park Associati e Snøhetta, si contraddistingue per il riutilizzo delle strutture in calcestruzzo esistenti, in modo da abbattere l’apporto di carbonio da parte dei materiali. Sempre nel capoluogo lombardo è in corso l’intervento di riqualificazione dello scalo ferroviario Greco-Breda, inserito nel progetto EU CINCO (EU Cities for Net Carbon-neutral Construction) promosso dalla Fondazione Laudes in collaborazione con EIT Climate-Kic. L’innesto, questo il nome del progetto milanese, rappresenta il primo distretto di social housing a zero emissioni del nostro Paese.
Spostandoci in Trentino Alto Adige, a Mezzolombardo, troviamo invece il virtuoso progetto dell’ospedale San Giovanni realizzato con particolare attenzione al risparmio energetico, tramite adozione di fonti rinnovabili, e ai materiali utilizzati. Sin dalle prime fasi si è deciso di seguire le direttive del protocollo Leed, mentre per la costruzione dell’involucro e delle strutture murarie interne sono stati impiegati materiali locali per la posa a secco, per facilitarne il riuso a fine vita e garantire minime emissioni di Voc (composti organici volatili), a tutela della qualità ambientale.
A Bologna, la sede del Centro Europeo per le Previsioni Meteorologiche a Medio termine, realizzata riqualificando una parte dell’area urbana dell’ex Manifattura Tabacchi, vanta elevati standard di sostenibilità attraverso strategie di ottimizzazione delle prestazioni energetiche dell’immobile, alla riduzione del fabbisogno idrico e al recupero stesso dell’area e degli edifici esistenti.