La sfida green dell'edilizia
Il ruolo del comparto edile nella transizione verde e la priorità della decarbonizzazione dell’edilizia.
di Francesca Negri
Il comparto edile ha un ruolo decisivo non solo per il peso che riveste nell’economia italiana ma anche per accompagnare il Paese verso la cosiddetta transizione verde. Il settore delle costruzioni è responsabile del 40% della domanda di energia primaria e del 36% delle emissioni di gas serra. Le emissioni dei materiali da costruzione contribuiscono al 10-20% dell’impronta di carbonio totale degli edifici dell’Ue e solo in Italia il settore residenziale contribuisce, per il 24,2%, alle emissioni climalteranti e per quasi il 30% alla domanda di energia, superando i consumi dei trasporti (28%) e quelli dell’industria (23%); senza dimenticare che circa il 75% degli edifici non è efficiente in termini energetici.
Dati che parlano da soli e che sono alla base della revisione della direttiva europea Energy Performance of Buildings Directive (EPBD) o direttiva Case Green, approvata da Strasburgo lo scorso marzo, che mira a ridurre l’impatto del settore edilizio sull’ambiente e sul consumo di energia, definendo uno standard comune tra i diversi Paesi e fissando obiettivi minimi di performance da raggiungere nei prossimi anni.
In Italia sono oltre 15 milioni le abitazioni che, per età e stato di degrado, necessitano di essere rinnovate: tante quante i minuti che ci separano al 2050. Dovremmo, in sostanza, riqualificare 1 casa al minuto, come emerso durante il convegno “EPBD: la riqualificazione su larga scala Energiesprong come via per una giusta transizione energetica”, svoltosi a fine marzo e organizzato da Kyoto Club ed Edera Impresa sociale.
Una sfida significativa che è possibile affrontare solo ricorrendo a misure per ridurre le emissioni e decarbonizzare il settore delle costruzioni, progettando con materiali riciclati e riciclabili e, infine, costruendo anche con tecnologie innovative off-site (realizzate in fabbrica e non nel sito del cantiere) che rendano possibile una riqualificazione su larga scala.
OFF-SITE: CANTIERI EFFICIENTI
Particolarmente interessanti dal punto di vista dell’uso dei materiali e della gestione del cantiere, le tecnologie off-site consentono di realizzare abitazioni in maniera sostenibile e accessibile, in tempi brevi. Le abitazioni modulari realizzate in fabbrica hanno meno del 4% del carbonio incorporato di quelle tradizionali: meno persone che lavorano in sito, per una durata molto più breve, creano meno rifiuti, riducendo il numero di consegne in loco di oltre il 75% così anche il numero di movimenti complessivi di trasporto si riduce del 50% rispetto alla costruzione tradizionale.
DECARBONIZZARE L’EDILIZIA
Accelerare la decarbonizzazione degli edifici è un punto strategico per raggiungere gli obiettivi climatici fissati al 2050, come emerso anche dal rapporto di novembre 2022 “II settore edilizio verso una nuova sfida: la decarbonizzazione delle costruzioni” di Legambiente e Kyoto Club, nell’ambito del progetto ECF “Emissioni di carbonio incorporate nel settore delle costruzioni”.
La riduzione delle emissioni in tutte le fasi del ciclo di vita di un edificio, a partire dalla scelta dei materiali, è un tassello fondamentale nel percorso green dell’edilizia. Legambiente e Kyoto Club evidenziano che quando si parla di emissioni di CO2 in edilizia, ci si riferisce quasi sempre all’utilizzo degli edifici, ma nessuno menziona il concetto di carbonio incorporato che include le emissioni derivanti dall’origine dei materiali da costruzione, il loro trasporto e le fasi di gestione del cantiere. Il Green Building Council stima, infatti, che oltre il 50% delle emissioni totali di carbonio di tutte le nuove costruzioni globali, tra il 2020 e il 2050, saranno dovute al cosiddetto carbonio incorporato, e quindi alle emissioni relative ai materiali e alla fase di costruzione o ristrutturazione degli edifici, che si aggiunge al 28% di carbonio operativo, ossia quello emesso durante l’uso dell’edificio, la gestione e la manutenzione.
L’embodied carbon misura l’impatto ambientale globale, e quindi le emissioni di gas climalteranti, analizzando e considerando l’origine dei materiali da costruzione, l’approvvigionamento, l’estrazione, la raccolta ma anche il trasporto e le fasi di gestione del cantiere, prima ancora di considerare le emissioni per l’utilizzo, la manutenzione, la ristrutturazione e la gestione, la rimozione e lo smaltimento a fine vita dell’immobile tenendo conto dell’intero processo di costruzione. Il carbonio incorporato, sommato al carbonio operativo, va a formare l’impronta di carbonio dell’intero ciclo di vita dell’edificio.
QUANTE EMISSIONI DI CARBONIO PRODUCE IL MIO EDIFICIO?
Si chiama Embodied Carbon in Construction Calculator (abbreviato in EC3), lo strumento realizzato da Skanska USA e dal Carbon Leadership Forum dell’Università dello Stato di Washington oltre che dai rappresentanti dell’industria edile e Microsoft, per facilitare e diffondere i calcoli relativi alle reali emissioni climalteranti degli edifici. Il software C Change Labs permette di accedere ai dati sulle emissioni di carbonio dei materiali e visualizzarli facilmente, consentendo di fare scelte meno impattanti durante la selezione dei materiali e l’approvvigionamento.
Nel database sono presenti oltre 16mila materiali e nel periodo pilota dello strumento EC3, i progetti di sviluppo stanno realizzando riduzioni di carbonio incorporate fino al 30%, semplicemente grazie all’accesso a informazioni tecniche dettagliate e senza significativi impatti finanziari, ma anzi, nella maggior parte dei casi, sono neutrali in termini di costi.
scopri di più su ec3
I CAM INCENTIVANO I MATERIALI GREEN IN ITALIA
Fonte | Royal Institution of Chartered Surveyors
Fonte | BS EN 159783 Life cycle stages using example data across all building elements
(estratto da “How to calculate embodied carbon” - The Institution of Structural Engineers)
Una delle misure, tutta italiana, che contribuisce alla decarbonizzazione del settore costruzioni è l’introduzione dei Criteri Ambientali Minimi che prevedono quantità minime di materiali riciclati da impiegare nel settore delle costruzioni e ristrutturazioni. L’adozione di materie prime seconde può ridurre fino al 70% delle emissioni associate agli edifici utilizzando materiali da costruzione riciclati. In riferimento all’intero edificio, da ristrutturare o da realizzare ex novo, il contenuto di materia recuperata o riciclata nei materiali utilizzati, anche considerando diverse percentuali per ogni materiale, deve essere pari ad almeno il 15% in peso valutato sul totale di tutti i materiali utilizzati e di tale percentuale, almeno il 5% deve essere costituita da materiali non strutturali.
Tutte le novità CAM per i materiali da costruzione su UP! Magazine n. 37
DIRETTIVA CASE GREEN
In questo scenario si inserisce la revisione della direttiva sull’efficienza energetica in edilizia Energy Performance of Buildings Directive (EPBD) o direttiva Case Green, finalizzata ad aumentare il tasso di ristrutturazioni e a ridurre consumo energetico ed emissioni nel settore edilizio.
La direttiva, contenente le linee guida che ogni Paese membro dell’Ue dovrà seguire allo scopo di stabilire interventi e misure necessarie nei rispettivi piani nazionali di ristrutturazione, stabilisce che:
· gli edifici residenziali esistenti dovranno raggiungere, come minimo, la Classe energetica “E” entro il 2030 e la Classe energetica “D” entro il 2033;
· gli edifici non residenziali e pubblici dovranno raggiungere la Classe E entro il 2027 (E) e la Classe D entro il 2030;
· i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028, e per quelli occupati, gestiti o di proprietà delle autorità pubbliche la scadenza è a partire dal 2026.
Per tenere conto dei diversi scenari di partenza in cui si trovano i parchi immobiliari di ogni Nazione, gli edifici in Classe G (nella classificazione di efficienza energetica che va dalla lettera A alla lettera G) dovranno corrispondere al 15% degli edifici con le prestazioni energetiche peggiori in ogni Paese dell’Unione europea.
Tutti i nuovi edifici, per i quali sarà tecnicamente ed economicamente possibile, dovranno dotarsi di tecnologie solari entro il 2028, mentre per gli edifici residenziali sottoposti a ristrutturazioni importanti la data limite è il 2032.
La nuova direttiva Case Green non si applica ai monumenti e i Paesi Ue avranno la facoltà di escludere anche edifici tutelati in virtù del loro particolare valore architettonico o storico, edifici tecnici, quelli utilizzati temporaneamente, chiese e luoghi di culto, edifici di edilizia sociale pubblica in cui le ristrutturazioni comporterebbero aumenti degli affitti non compensati da maggiori risparmi sulle bollette energetiche.
Per una percentuale limitata di edifici si potranno adeguare i nuovi obiettivi in funzione della fattibilità economica e tecnica delle ristrutturazioni e della disponibilità di manodopera qualificata. I piani nazionali di ristrutturazione dovranno prevedere regimi di sostegno per facilitare l’accesso alle sovvenzioni e ai finanziamenti oltre ad allestire punti di informazione e programmi di ristrutturazione neutri dal punto di vista dei costi. I regimi finanziari dovranno prevedere un premio cospicuo per le cosiddette ristrutturazioni profonde, in particolare nel caso degli edifici con le prestazioni peggiori, e sovvenzioni e sussidi mirati destinati alle famiglie vulnerabili.
BUONE PRATICHE: ESEMPI DI EDILIZIA A EMISSIONI ZERO
LONDRA
Room2 Chiswick è un hotel di nuova concezione che ha previsto zero emissioni nette derivanti dalla costruzione, dal funzionamento e dall’eventuale decostruzione dell’edificio. Le emissioni ritenute inevitabili verranno ricompensate con la riforestazione di aree in Nicaragua.
OSLO
Nel 2019 è stato inaugurato il primo cantiere al mondo a emissioni zero, dove ogni macchinario, dalle gru agli escavatori, è alimentato elettricamente per una riduzione di 93 tonnellate di CO2. Entro il 2030 tutti i cantieri, comunali e privati di Oslo, dovranno essere a emissioni zero.
MILANO
L’ampliamento del campus dell’Università Bocconi, sui 35mila m2 dell’ex Centrale del Latte, è un esempio d’intervento edilizio e paesaggistico in chiave sostenibile: il 97% dei materiali di costruzione utilizzati è riciclabile, il 32% proviene già da riciclo, mentre il 47% è di provenienza regionale.
FERRARA
Per la realizzazione del nuovo complesso residenziale Le Corti di Medoro, Acer Ferrara ha scelto un percorso di sostenibilità già a partire dalla demolizione dell’edificio esistente: oltre il 99% del rifiuto è stato inviato al centro di recupero dei materiali da costruzione e demolizione, ben oltre la percentuale del 70% prevista dai CAM di riferimento.
LA SITUAZIONE ENERGETICA DEGLI EDIFICI IN ITALIA
L’Italia è ancora in ritardo rispetto agli obiettivi della direttiva per quanto riguarda le case green.
Secondo le ultime stime diffuse dal rapporto Civico 5.0 “Vivere in Classe A” di Legambiente, presentato ad aprile scorso, su 12 milioni di edifici in Italia ne è stato riqualificato, attraverso il Superbonus, solo il 3,1%. Una percentuale bassa che dovrà crescere per rispettare gli impegni europei: occorrerà, infatti, riqualificare almeno 6,1 milioni di edifici residenziali, cioè 871mila edifici l’anno, che corrispondono al 7,2% del patrimonio residenziale.
Il 53,7% delle abitazioni italiane ha più di 50 anni (costruite prima del 1970) e il nostro patrimonio edilizio è inefficiente, a confermarlo anche il dato del Rapporto annuale di Enea sulle certificazioni energetiche che evidenzia come, al 2021, il 75,4% degli edifici fosse nelle ultime tre classi energetiche, dalla E alla G. Numeri significativi che evidenziano quanto sia lunga la strada da percorrere verso gli obiettivi europei e verso la decarbonizzazione.
Fonte | Rapporto ENEA 2022
COME SI APPLICA UNA DIRETTIVA DI TALE PORTATA?
Come abbiamo visto, la maggior parte dei cittadini italiani vive in edifici di classe energetica F o G, ma lo Stato non può obbligarli a ristrutturare o l’Europa non può multare le case con certificato energetico non idoneo, così come ogni Stato difficilmente potrà avere il controllo del parco immobiliare nazionale se non con una mappatura a tappeto delle Classi energetiche di tutti gli edifici. Inizialmente, il Parlamento europeo aveva definito che “gli interventi di miglioramento delle prestazioni energetiche (ad esempio sotto forma di lavori di isolamento o rinnovo dell’impianto di riscaldamento) dovranno essere effettuati al momento dell’ingresso di un nuovo inquilino, oppure al momento della vendita o della ristrutturazione dell’edificio”. Questo passaggio è stato poi eliminato e ora l’applicabilità della nuova direttiva è nelle mani del Governo che, attualmente, non ha trovato ancora un modo di darne attuabilità.
QUANTO COSTA L’ADEGUAMENTO?
«Oggi il costo medio si collocherebbe in un range tra 40.000 e 55.000 euro per appartamento», afferma l’Oice (associazione di categoria che rappresenta le organizzazioni italiane di ingegneria, architettura e consulenza tecnico-economica) analizzando quale potrebbe essere l’importo per adeguare gli immobili in seguito a quanto previsto dalla direttiva Case Green.
Nel fare la stima dell’impatto delle nuove regole, in base alle quali è necessario arrivare alla Classe D entro il 2033, Fabio Tonelli, coordinatore del gruppo di lavoro sul Superbonus, approfondisce i numeri: «Elaborando semplicemente alcuni dei dati acquisiti con gli attuali incentivi, un edificio tipo costruito negli anni ’80 e ubicato a circa 400 metri sul livello del mare, nell’ipotesi di 5 piani fuori terra, con appartamenti della superficie media di circa 105 m2, il passaggio da una attuale Classe G alla Classe D porta a un costo minimo medio di circa 40.000 euro ad appartamento con intervento sull’involucro esterno (pareti, copertura e solaio sottostante al primo piano riscaldato). Con un intervento più organico (infissi, caldaie e impianto fotovoltaico condominiale) se ne dovrebbero aggiungere altri 20.000 circa per appartamento».
Tonelli precisa che «gli importi riportati comprendono ovviamente lavori, spese tecniche e Iva al 10%. Sarebbe altresì auspicabile che, unitamente all’aspetto energetico, si tenesse conto anche delle pari necessità di riqualificare sismicamente il patrimonio edilizio italiano. La spesa stimabile per interventi di miglioramento sismico non invasivi (rafforzamenti locali, antiribaltamento dei paramenti esterni e ripristino di parti ammalorate) per la medesima tipologia di edifici, in zona sismica 1 e 2, è oggi stimabile pari a circa 55.000 euro per appartamento».
Nel caso di una casa singola (100 m2) l’adeguamento richiesto dalla direttiva Casa Green costerebbe ancora di più: la spesa in questo caso sarà doppia. Se invece si devono eseguire lavori su una villetta (Classe G), all’incirca di 200 m2, i costi triplicano, toccando la soglia di 180.000 euro. C’è poi il nodo delle caldaie da sostituire con impianti supportati da un fotovoltaico. Ancora una volta è la direttiva Case Green a dettare legge in materia: dal primo gennaio 2024 in tutti gli Stati Ue scatterà il divieto di installare caldaie alimentate tramite combustibili fossili.
Chiaramente, ristrutturare fa bene non solo all’ambiente ma anche al valore dell’immobile. Secondo un recente studio realizzato per l’Osservatorio REbuild sul patrimonio del costruito, investire nella riqualificazione energetica degli edifici è fondamentale per mantenere intatto il valore delle abitazioni di proprietà, anche nelle medie città. Spendere per effettuare lavori di riqualificazione energetica, infatti, significa garantire al proprio bene immobiliare un incremento di valore fino al 40% (con il passaggio da una Classe G a una Classe A). Al contrario, non effettuare alcun retrofit comporta una perdita secca di una medesima percentuale in termini di quotazione di mercato. L’analisi della ricerca curata dal Dipartimento di Culture del Progetto dell’Università Iuav di Venezia è stata effettuata su tre città campione (Bergamo, Mestre e Padova) ed è importante soprattutto perché ci fornisce dati interessanti sugli interventi che di fatto contribuiscono ad aumentare il valore degli immobili. A seconda che un fabbricato sia ubicato in centro o in periferia la variazione di valore fra una Classe E e una Classe D si aggira intorno al 5-6%, ma sale fra il 14 e il 18% se si passa da una G a una D e addirittura fra il 30 e il 40% da una G a una A. Analogamente chi non efficienta, è destinato a perdere una forbice consistente di valore.
NON SOLO CASE GREEN, C’È ANCHE IL PNRR
Secondo le stime Ance l’impulso al comparto edile che darà il PNRR ammonta a circa 108 miliardi. Nella ripartizione dei lavori, gli investimenti previsti dalla misura 2.2 sono i più corposi (valgono 6 miliardi di euro) e si riferiscono ad attività necessarie per la “resilienza, la valorizzazione del territorio e per l’efficienza energetica dei Comuni”; seguono 4,6 miliardi di euro destinati a interventi per “asili nido e scuole dell’infanzia”; 4,5 miliardi per progetti di “riqualificazione urbana” e 3,9 miliardi ancora per riqualificazioni di edilizia scolastica.
L’auspicabile impennata della spesa per la concretizzazione del PNRR – circa la metà dei 222 miliardi di investimenti previsti nel Piano europeo coinvolgono il settore delle costruzioni – inciderà positivamente sulle prospettive del comparto delle opere pubbliche per l’anno in corso che, secondo la stima dell’Ance, segnerà un aumento del 25% rispetto al 2022.
In particolare, sui livelli produttivi 2023 peserà, oltre alla prosecuzione dei cantieri PNRR in corso, l’avvio dei lavori che coinvolgono gli enti territoriali, responsabili, più o meno direttamente, del 45% dei fondi destinati a opere edili, ovvero di investimenti di varia natura che vanno dagli interventi di messa in sicurezza ed efficientamento degli immobili pubblici a quelli per la costruzione di nuove scuole, asili nido e scuole per l’infanzia, fino ad arrivare agli interventi per la rigenerazione urbana.
CACCIA AI PROFESSIONISTI GREEN
L’edilizia sostenibile cerca sempre più professionisti specializzati: ingegneri edili e civili del settore del fotovoltaico, progettisti di manufatti edilizi sostenibili, installatori di impianti di condizionamento a basso impatto ambientale. Per il settore delle costruzioni, il raggiungimento degli obiettivi di spesa del PNRR nel 2023 richiede uno sforzo senza precedenti, che deve fare i conti anche con la carenza di manodopera e di figure professionali qualificate.
È iniziata una nuova era, dunque, dove, oltre a una riqualificazione energetica, è necessaria anche una formazione specifica del personale. Ed è caccia alle professioni green. Dall’ultimo Rapporto Formedil si evince una crescita dei corsi dedicati a sostenibilità e digitalizzazione: nel 2021 sono stati 521 quelli dedicati al Bim (Building Information Modeling), 234 alla bioedilizia e 1.223 all’efficientamento energetico.
Le aziende si muovono anche internamente per formare, con un graduale percorso di crescita, le figure junior neodiplomate o neolaureate già presenti in azienda innanzitutto attraverso la formazione obbligatoria come, ad esempio, quella relativa all’apprendistato e, in aggiunta, anche tramite l’adesione a corsi specifici in base all’attività svolta da ogni figura. Inoltre, un altro punto di forza della società in materia di formazione è il costante affiancamento sul campo operato da figure senior nei confronti dei colleghi più giovani. «Le figure più richieste in questo nuovo settore edile improntato alla sostenibilità – spiega al Sole 24 Ore Vittorio Ligresti, co-founder e ceo di Vitruvius & Partners, general contractor che conta oltre 700 operai e capocantieri – sono sicuramente risorse con un background tecnico, specializzate nella realizzazione di progetti a basso impatto ambientale, che possano modellarsi alle diverse realtà sia industriali sia cittadine. In egual modo risulta difficoltoso, data la forte richiesta da parte delle aziende di settore, individuare geometri, architetti e progettisti con esperienza pregressa da inserire nel nostro organico societario».