Il ruolo della progettazione architettonica nella scelta del giusto serramento per prestazioni energetiche elevate anche a costi contenuti. Come dare le giuste indicazioni in base alla specificità di ogni progetto.
di Francesco Nesi, fisico edile e direttore di ZEPHIR
04/2021
Alla luce della recente scadenza (al 31 dicembre 2020) dei termini indicati dalla Direttiva Europea 2010/31/UE per cui tutti i nuovi edifici devono essere progettati e costruiti secondo lo standard nZEB e a fronte dei nuovi Decreti, circolari e chiarimenti in merito alle detrazioni fiscali sugli interventi di efficientamento degli edifici esistenti, ai progettisti è dato l’“arduo” compito di intercettare la domanda via via crescente di edilizia di sempre maggiore e comprovata qualità. Nel numero 31 di Build UP! abbiamo approfondito come sia possibile intervenire su edifici esistenti o su nuove costruzioni per soddisfare requisiti di altissima qualità sia a livello di comfort sia di prestazioni energetiche, orientando la progettazione verso le Case Passive. Riepilogando brevemente, occorre dedicare la propria attenzione ai seguenti 5 pilastri dell’efficienza energetica:
- cappotto;
- serramenti;
- ponti termici;
- tenuta all’aria;
- macchine di ventilazione meccanica.
Analizziamo ora in dettaglio uno dei 5 pilastri per le Case Passive: i serramenti.
COMFORT, IGIENE, SALUBRITÀ CON IL GIUSTO SERRAMENTO
I serramenti costituiscono uno degli aspetti più delicati che, tuttavia, hanno un ruolo chiave nel raggiungimento di determinate prestazioni sia a livello di risparmio energetico sia di comfort. Volendo guardare da un altro punto di vista: un’errata scelta dei serramenti e una posa sbagliata comporterebbero problemi significativi relativi a comfort, igiene, salubrità e in ultima analisi prestazioni energetiche.
Ci soffermeremo particolarmente su quelli che potrebbero essere i rischi di un’errata progettazione di questi componenti ma anche, e soprattutto, sulle potenzialità rivestite da un’attenta cura del dettaglio dei nodi di posa e da una scelta oculata delle caratteristiche dei serramenti per ottenere elevate prestazioni energetiche. Specialmente oggi, alla luce dei recenti decreti a supporto della riqualificazione degli edifici, occorre conoscere molto bene normative e aggiornamenti al fine di far ottenere ai propri clienti il massimo dei benefici fiscali e indirettamente delle prestazioni energetiche.
Dal punto di vista termico, i principali aspetti relativi ai serramenti che andremo ad analizzare sono 4: prestazioni termiche e ampiezza visibile del telaio; caratteristiche energetiche delle vetrature (dispersioni e apporti solari); proprietà energetiche del canalino bordo vetro; situazione di posa.
Se volessimo essere ancora più precisi, soprattutto sugli edifici a basso consumo anche la tenuta all’aria (sia in sovrappressione sia in depressione) diventa una caratteristica molto importante da tenere in considerazione, non solo relativamente alla vita utile dei componenti ma anche alle dispersioni termiche che si originano dagli spifferi attraverso gli stessi. Ciò è ancora più vero quando si progettano edifici di altissime prestazioni come Passivhaus o CasaClima. Si noti in Figura 1 quanto “pesano” i singoli contributi di dispersione termica all’i terno di un immobile costruito/ristrutturato con standard nZEB o con Passivhaus, con un focus particolare sui serramenti in Figura 2.
Quando parliamo di serramenti, ci si riferisce sia alle finestre sia alle porte. Fra i due, sebbene spesso non se ne abbia percezione, le porte sono l’elemento costruttivo più critico dal punto di vista energetico in quanto – nonostante valori di trasmittanza termica più bassi – le finestre possono garantire degli apporti solari bilanciando in una certa misura le dispersioni. In più, le soglie di porte (e portefinestre), soprattutto in corrispondenza di soglie ribassate, difficilmente riescono a raggiungere temperature al di sopra del range critico per la formazione di muffe e condense. Per questo motivo diventa estremamente complesso il tema dei serramenti e un’elevata expertise in questo settore fornisce al professionista una capacità molto preziosa che può far acquisire commesse a più alta marginalità e valore.
BILANCIO ENERGETICO RISCALDAMENTO (PROCEDURA MENSILE)Figura 1 | Bilanci energetici a confronto: caso studio di un’abitazione trifamiliare a Casalpusterlengo (LO) da ristrutturare secondo lo standard nZEB (a sinistra) o Passivhaus (a destra). Appare evidente che con un approccio nZEB le dispersioni termiche sono quasi in egual misura generate dalle perdite per ventilazione, dalle dispersioni dei serramenti e delle pareti esterne. Diminuendo sostanzialmente le perdite per ventilazione grazie all’installazione di una macchina di ventilazione con recupero di calore, riducendo l’entità degli spifferi e utilizzando serramenti molto più prestazionali (oltre a ulteriori ottimizzazioni come maggior cappotto, ecc.), si ottiene una notevole riduzione (> 50%!) delle dispersioni termiche che permette di raggiungere lo standard Passivhaus. |
BILANCIO ENERGETICO RISCALDAMENTO (PROCEDURA MENSILE)Figura 2 | Bilanci energetici a confronto, analisi specifica del solo contributo dei serramenti, stesso caso studio di Figura 1. Come si nota, nel caso nZEB le dispersioni dei vetri sono molto più rilevanti rispetto al caso Passivhaus, dove sostanzialmente dispersioni di telaio e vetratura si equivalgono e anche i contributi dei ponti termici mostrano un contributo percentuale molto più rilevante. L’abbattimento delle dispersioni termiche su ciascuno dei 4 sotto-componenti in cui si può termicamente scomporre un serramento permette nel caso Passivhaus di portare i serramenti a un bilancio addirittura positivo, arrivando a “scaldare” gratuitamente con i serramenti. |
TUTTO PARTE DAL TELAIO
Dal punto di vista termico, in edifici ad alte prestazioni, telaio ed eventuale controtelaio sono, assieme al distanziale, il punto più debole del foro finestra. I coefficienti Uf di trasmittanza dei telai sono generalmente peggiori di quelli dei vetri, quindi minore è la porzione di telaio a parità di foro finestra e migliori sono le prestazioni energetiche. Inoltre, sempre mantenendo costanti le dimensioni del foro finestra, maggiore è la frazione vetrata e maggiori sono gli apporti solari che possono giungere all’interno del fabbricato attraverso le vetrature. Questi due effetti combinati producono notevoli risparmi sui consumi totali che, nel caso di un edificio di circa 150 m2 ben esposto e senza particolari situazioni sfavorevoli, possono arrivare addirittura a 3-4 kWh/m2a. Si capisce che la scelta dei telai, sovente lasciata al caso o semplicemente a criteri puramente estetici o di “moda”, diventa l’elemento su cui investire maggiore attenzione a livello progettuale, finché si è ancora nel le condizioni di effettuare scelte diverse. Tale scelta diventa un miglioramento pressoché gratuito dell’efficienza energetica di un edificio. Anzi, a dire il vero si potrebbe anche risparmiare sul costo globale dell’intervento edilizio di efficientamento energetico: infatti, scegliendo telai caratterizzati da un’ampiezza visibile molto ridotta, a parità di livello energetico che si vuole raggiungere, grazie al risparmio sui kWh/m2a si possono ridurre progressivamente gli spessori dei coibenti sulle facciate. Ciò si traduce in un risparmio sui costi del cappotto, ma parallelamente il minor spessore del cappotto produce anche maggiori apporti solari dovuti al minor ombreggiamento portato sulle vetrature e questo iterativamente permette di ridurre ulteriormente il cappotto, con ancora maggiori risparmi. Per questo l’efficienza energetica non deve necessariamente tradursi in un extra costo, ma ciò è tanto più vero quanto più si cambia approccio alla progettazione.
Figura 3 | Sono disponibili molteplici tipologie di serramenti che offrono prestazioni di elevata qualità, come serramenti in legno, in legno/alluminio, in legno/coibente, in pvc, in pvc/alluminio, in alluminio a taglio termico, ecc. |
È, dunque, compito del progettista indicare la tipologia di telaio, sia a livello di trasmittanza termica sia a livello di ampiezza visibile del telaio, e proprio grazie alla progettazione architettonica si riescono a raggiungere prestazioni energetiche elevate a fronte di costi perlopiù paragonabili a quelli di interventi a norma di legge. Se invece il progettista non investe sulla propria formazione e non si prende il giusto tempo per imparare dalle best practice, non sarà possibile conoscere quei “segreti” fisico-edili per ottenere in modo relativamente “semplice” elevate prestazioni energetiche, risultando inevitabilmente in inutili sovraccosti che a loro volta propagano cattiva pubblicità sul mondo delle Case Passive [1]. Sono molteplici le caratteristiche dei telai che potrebbero essere ulteriormente investigate, dalla ferramenta ai materiali fino ad arrivare alle guarnizioni che garantiscono il raggiungimento dei requisiti di aria, acqua e vento richiesti da normativa o dagli standard energetici più elevati, ma l’analisi diventerebbe molto lunga e preferiamo per adesso passare ad analizzare gli altri componenti di un serramento.
A OGNI CLIMA IL SUO VETRO
Vi sono numerose tipologie di vetrature, trascurando i vetri singoli prendiamo in considerazione principalmente doppi vetri, tripli vetri con eventuali depositi basso-emissivi o selettivi e sottovuoto. La scelta dei vetri costituisce un criterio imprescindibile per i progettisti che hanno l’arduo compito di “stimolare” le vetrerie a fornire componenti di prestazioni idonee a realizzare immobili a elevate prestazioni energetiche. Chiaramente l’indicazione della tipologia di vetratura dipende da numerosi fattori, quali zona climatica, esposizione, ombreggiamento, angolo di inclinazione, vincoli architettonici, rapporto aeroilluminante, destinazione d’uso. Tuttavia, ciascuno di questi contributi deve essere adeguatamente modellato con precisi software che riescano a quantificare opportunamente gli effetti illuminotecnici e termici. I comuni software per calcolare la “Legge 10” non riescono a giungere a questa precisione, pertanto i corsi professionalizzanti o l’affiancamento progettuale con Istituti indipendenti, che promuovono standard volontari di elevata qualità, possono certamente aiutare i progettisti in tal senso. Ammesso quindi di riuscire a quantificare nella maniera più opportuna i singoli contributi, i vetri diventano fondamentali per riscaldare gli immobili in maniera gratuita grazie ai guadagni solari che vanno a bilanciare le relative dispersioni.
I vetri possono essere classificati in due grandi categorie: i cosiddetti pirolitici e quelli magnetronici, in base alla tipologia di deposito basso-emissivo presente sulle lastre. Il rivestimento (coating) pirolitico viene realizzato depositando durante la lavorazione ossidi metallici sulla lastra del vetro che così li ingloba, creando dunque forti legami superficiali con la stessa. Ciò permette un’elevata lavorabilità e una buona trasmissione luminosa a fronte, tuttavia, di una riflessione termica più ridotta. I vetri magnetronici, invece, sono realizzati depositando post-produzione un coating di ossidi metallici dalle elevatissime proprietà sia luminosa sia termica. Questi vetri sono, però, meno lavorabili dei pirolitici, soprattutto in fase di post-produzione. Doppi/tripli vetri basso-emissivi con lastre caratterizzate da depositi magnetronici permettono di raggiungere coefficienti di trasmittanza termica più spinti grazie a valori molto più bassi dei coefficienti di emissività dei depositi superficiali.
Chiaramente l’impiego di più depositi basso-emissivi e di gas nobili come Argon, Krypton nelle intercapedini fra le lastre, se da una parte limitano le dispersioni termiche delle vetrature, dall’altra provocano una evidente diminuzione della percentuale di radiazione solare, diretta o indiretta (fattore solare g), che penetra all’interno degli immobili. Per questo motivo la scelta di un vetro deve essere estremamente ponderata per non rischiare di perdere preziosi apporti solari dovuti a una minore “trasparenza termica” dei vetri stessi. Volendo scendere più nel dettaglio, a seconda della zona climatica o delle altre condizioni al contorno, doppi vetri basso-emissivi al Centro Sud o tripli vetri bassoemissivi al Nord Italia sono le scelte più idonee al fine di bilanciare correttamente costi-benefici. In linea generale, tripli vetri al Sud Italia (ad eccezione chiaramente di immobili situati in zone montane o edifici con pessimo rapporto di forma o caratterizzati da pesanti situazioni di ombreggiamento) diventano componenti fuori mercato e tendono a non ripagarsi sul ciclo di vita (cioè tenendo in considerazione i risparmi conseguenti al loro utilizzo).
Al Sud Italia, in corrispondenza di insolazioni molto elevate, possono ripagarsi invece vetrature a controllo solare, ad esempio selettive, con depositi superficiali aventi fattori solari g molto bassi ed elevati valori di trasmissione luminosa. Infine, dopo alcuni tentativi sperimentali diversi anni fa legati a vetrature multistrato caratterizzate da un abbattimento eccezionale delle dispersioni per via convettiva [2], negli ultimi anni si è cominciato a vedere un interesse crescente per i vetri sottovuoto (VIG = Vacuum Insulating Glass) che hanno iniziato a essere presentati anche alle fiere di settore. Questa tipologia di vetri, la cui origine commerciale risale ai primi anni Novanta [3], da una parte mantiene tutte le caratteristiche richieste a una vetratura, cioè neutralità di colore, stabilità, visibilità, trasparenza e trasmissione luminosa, ma dall’altra consente di raggiungere in spessori dell’ordine del cm valori di trasmittanza pari a quelli di un triplo vetro basso emissivo (Ug ~ 0,6 – 0,7 W/m2K) a fronte di fattori solari g compresi fra 52 e 63%.
Il ruolo delle schermature solari durante il periodo primaverile-estivo diventa essenziale specialmente negli edifici ad altissima efficienza energetica, non solo al Centro Sud ma anche al Nord, poiché gli edifici a basso consumo sono caratterizzati da elevate costanti di tempo (date da una alta resistenza termica e/o da una capacità termica significativa) che rendono difficile smaltire rapidamente un eventuale surriscaldamento causato, ad esempio, da tapparelle inavvertitamente lasciate alzate se non addirittura assenti.
Al fine di evitare un inutile sovradimensionamento degli impianti di raffrescamento per compensare errori o “dimenticanze” degli utenti, occorre progettare con cura anche i sistemi di ombreggiamento. Per schermare i serramenti dalla radiazione solare durante la stagione di raffrescamento, possono rivelarsi utili analisi dinamiche solari, volte a quantificare con precisione l’entità delle ombre autoportate dall’edificio o proiettate da edifici vicini, alberi e montagne. Tuttavia, in corrispondenza delle traiettorie solari molto inclinate, cioè a Est e a Ovest, occorre utilizzare schermature verticali le cui caratteristiche fisico-edili dovrebbero essere determinate dai progettisti architettonici. Torneremo sulle schermature più avanti, quando parleremo del nodo di posa.
PUNTI CRITICI: IL CANALINO BORDO VETRO
L’elemento di contatto fra telaio e vetratura, il distanziatore o distanziale, è notoriamente un altro punto molto debole dal punto di vista termoigrometrico, essendo la cornice a bordo vetro caratterizzata anche da materiali metallici che tendono a provocare un notevole e pericoloso ponte termico. Per questo motivo, si dovrebbe puntare a impiegare distanziatori a bordo caldo (warm-edge), ottimizzati nell’inserimento in telai a taglio termico e costituiti perlopiù da materiali polimerici e più in generale sintetici. Specialmente su infissi a matrice lignea, in corrispondenza di cornici di bordo vetro non a taglio termico si potrebbero raggiungere valori di attività dell’acqua (per semplicità, corrispondente in edilizia a umidità relativa superficiale interna) molto alti, dando quindi origine a un substrato fertile per la proliferazione di muffe ed efflorescenze, se non addirittura condensa superficiale interna [4]. Quando presenti, questi fenomeni diminuiscono sensibilmente la vita utile degli elementi costruttivi, innalzando al contempo la necessità di manutenzione e dunque i costi. Distanziatori in alluminio o anche in acciaio inox non sono ammissibili in un edificio a basso consumo perché, a parità di tutti gli altri parametri caratteristici di un edificio, aumenterebbero di diversi kWh/m2a il fabbisogno termico e dunque i consumi di energia primaria totale; si pensi, ad esempio, che l’effetto generato dall’impiego di distanziatori di bassa qualità sul fabbisogno termico di un’abitazione da 120 m2 equivale a togliere coibentazione dalla parete esterna per tutto il perimetro dell’edificio per un’altezza compresa fra 0,5 e 1 metro [5]. Inoltre, oltre a un aumento di consumi, in corrispondenza degli stessi si raggiungerebbero temperature prossime a quelle limite per l’insorgenza di patologie e ammaloramenti e dunque appare quanto mai importante per i professionisti approfondire il tema per poter dare le giuste indicazioni in base alla specificità di ogni singolo progetto.
POSA QUALIFICATA PER RISULTATI CERTI
Un altro aspetto su cui vale la pena soffermarsi, che spesso può addirittura pregiudicare la bontà di un serramento, è la posa. Già prima dell’emissione della norma UNI 11673-1 che definisce criteri e regole per una posa di serramenti a regola d’arte e delle successive UNI 11673 parti 2 e 3, che a loro volta identificano i requisiti necessari per ottenere la certificazione di posatore di serramenti, sono stati molteplici i tentativi da parte di organizzazioni private di delineare delle procedure di verifica dell’installazione dei serramenti, creando al contempo albi di posatori “qualificati”. Finalmente oggi in Italia possiamo beneficiare di una normativa avanzata in merito alla posa dei serramenti, che stimola l’elevata qualificazione del personale addetto e soprattutto restituisce dignità a una progettazione (e successiva esecuzione) del nodo serramento non più lasciata al caso, ma che al contrario diventa essa stessa uno degli aspetti vincenti quando si affrontano edifici ad elevata efficienza energetica. Calcoli accurati dei ponti termici dei nodi di posa (e non più affidati a fantomatici “abachi” generalisti) e determinazione delle temperature limite al di sotto delle quali non viene più soddisfatto il cosiddetto “criterio igienico” (ovvero assenza di muffe e condense) dovrebbero essere parte integrante del know-how dei progettisti, al fine di far ottenere ai committenti il maggior beneficio possibile sia in termini di salubrità e durabilità sia in termini di massimizzazione degli apporti solari e riduzione delle dispersioni termiche. Prima di concludere l’analisi delle proprietà fisico-edili dei serramenti, facciamo un’ultima riflessione sul controtelaio, che la nostra tradizione costruttiva italiana tende a impiegare nella stragrande maggioranza delle situazioni di posa.
MA IL CONTROTELAIO SERVE?
Dal punto di vista termico, il controtelaio è pressoché inutile poiché, essendo un oggetto opaco alla radiazione solare, va a togliere importanti apporti solari a parità di forometrie. Oggigiorno sono apparsi sul mercato anche controtelai evoluti e coibentati, chiamati “monoblocchi coibentati” che, compensando il fatto che il foro finestra venga occupato da un materiale opaco alla radiazione solare, contribuiscono un po’ meno alle dispersioni termiche. Nonostante ciò, a parità di dimensioni visibili della vetratura, in linea generale togliere metri quadri di parete per sostituirli con elementi opachi come telai/controtelai/monoblocchi non si giustifica dal punto di vista economico. Il ruolo del controtelaio diventa più che altro importante per l’impresa edile, come riferimento per i lavori e per le finiture nonché per ospitare al suo interno elementi funzionali quali tapparelle, frangisole, zanzariere ecc., ma se l’impresa edile lavora con estrema accuratezza spesso si può anche evitare di prevederlo [6]. Nonostante il controtelaio attenga più che altro alla posa dei serramenti, come del resto definito correttamente nella recente norma UNI 11673-1, dal punto di vista termico si possono installare i serramenti direttamente sulla sottostruttura, possibilmente nello strato del cappotto, andando eventualmente in appoggio su mensole, morali o angolari posati a filo del foro finestra senza così togliere apporti solari ma dando comunque il giusto riferimento all’impresa edile per effettuare i lavori, sormontandoli successivamente con il cappotto esterno per minimizzare il ponte termico d’installazione. Questa è la cosiddetta “posa alla tedesca” ed è abbastanza osteggiata dalle maestranze perché non conforme alla comune pratica di cantiere, perciò è compito del progettista spiegare bene l’importanza di non andare a togliere importanti apporti solari supportando il posatore con opportuni disegni in scala minore di 1:10, talvolta anche 1:5, 1:2 o addirittura 1:1. Analogamente diventa fondamentale puntare il più possibile a installare il serramento nello strato del cappotto o perlomeno a ridosso dello stesso sul filo esterno della struttura, perché viceversa si provocherebbe un ingiustificato aumento degli ombreggiamenti portati dalla spalletta e dall’architrave e un incremento del ponte termico di installazione: la contemporaneità di questi fattori potrebbe provocare un peggioramento percentuale del fabbisogno termico di un immobile che in alcuni casi può giungere anche al 100% (in altre parole: raddoppia!) [1]. Ancora una volta si invita il progettista a chiarire ai committenti questi fenomeni al fine di educare all’efficienza energetica, senza per questo dover spendere inutilmente in impianti sovradimensionati a compensazione delle inefficienze e degli errori.
Chiaramente al Centro Sud, dove la radiazione solare diventa sempre più importante e quindi anche un ottimale sistema di ombreggiamento, può essere più “accettabile” posare il serramento un po’ più indietro rispetto al cappotto, anche per la presenza di tapparelle o frangisole coibentati che necessariamente “spingono” indietro il serramento dovendo essere installati in spessori via via sempre più ridotti di cappotto. Da un lato la spalletta e l’architrave contribuiscono quindi a un maggior ombreggiamento “naturale” ma, essendo climi molto meno rigidi d’inverno, si può accettare il compromesso di aumentare lievemente il fabbisogno termico a fronte di una sensibile riduzione del fabbisogno frigorifero in estate. D’altro canto, spostare il serramento più verso il lato interno, come detto, aumenta il ponte termico di posa ma, anche in questo caso, non essendo climi caratterizzati da valori così elevati di gradi giorno, la maggior dispersione termica attraverso i ponti termici di installazione può essere tollerata, purché come sempre si abbia l’accortezza di verificare il rispetto del criterio igienico. Inoltre, d’estate tali ponti termici di posa possono contribuire a far smaltire l’eventuale surriscaldamento che si viene a creare all’interno di immobili ad alta efficienza, diventando quasi “favorevoli” nel bilancio energetico.
Ovviamente è chiaro che tale finezza di approccio e di dettaglio non può essere analizzata con i comuni software di “Legge 10”, ma si impara e si esercita frequentando corsi avanzati di progettazione offerti anche nell’ambito dei più famosi standard volontari d’eccellenza in tema di risparmio energetico.
Nelle ristrutturazioni, dove sovente si interviene con un cappotto interno, diventa necessario installare i serramenti sempre nello strato del cappotto, possibilmente “girando” il cappotto interno a sormontare il controtelaio e il telaio. Ciò permette di ottimizzare le isoterme senza per questo aumentare oltre misura i ponti termici di posa e senza diminuire troppo le temperature superficiali interne, sebbene questa posa provochi una diminuzione indesiderata degli apporti solari, dovendo spostare il serramento dalla sua posizione originale (verosimilmente in corrispondenza della mezzeria della muratura esterna) più indietro verso il filo interno. Sempre nell’ambito delle riqualificazioni energetiche, l’approccio all’efficientamento dei serramenti dovrebbe avvenire in quest’ordine:
- puntare a eliminare eventuali situazioni di muffa o condensa superficiale (criterio igienico);
- massimizzare il comfort abitativo scegliendo telai, distanziatori, vetrature e situazioni di posa idonee a garantire temperature superficiali interne sufficientemente elevate minimizzando quindi la cosiddetta asimmetria radiativa (criterio di comfort);
- ottimizzare il criterio energetico-economico: è infatti assurdo puntare a raggiungere elevati livelli di efficienza energetica trascurando tuttavia importanti analisi sui dettagli che daranno origine a fenomeni di efflorescenze, muffe e in generale situazioni insalubri. In questo caso il motto #efficiencyfirst dovrebbe essere sostituito con #hygienefirst.
TENUTA ALL’ARIA PER AMBIENTI SALUBRI
L’ultimo aspetto su cui ci preme soffermarsi è la tenuta all’aria. Com’è noto e come è stato discusso nel numero 31 di Build UP!, la tenuta all’aria diventa un elemento assolutamente da tenere in considerazione quando si vogliono affrontare edifici a elevata efficienza. Infatti, errori nella posa (nastrature errate, sormontate, eseguite su sottofondi umidi o polverosi, forature di guaine ecc.) possono pregiudicare in maniera devastante non solo le performance dei serramenti (e degli elementi costruttivi in generale), ma anche la loro durevolezza rendendone sempre più impegnativa la manutenzione. Spifferi indesiderati causano fuoriuscite di aria umida attraverso l’involucro a tenuta all’aria, facendo inevitabilmente condensare l’umidità contenuta nella stessa proprio in corrispondenza dei punti più freddi – guarnizioni non perfettamente a tenuta, giunto di posa, sigillature imperfette e così via – provocando così un degrado via via crescente di sigillature e componenti.
L’aria in uscita dall’involucro a tenuta all’aria, oltre a rivestire una notevole rilevanza per la salubrità e durabilità dei materiali, ha anche altre due conseguenze molto importanti: la prima è un aumento incontrollato delle dispersioni per ventilazione, in funzione delle condizioni esterne di vento e pressione e del valore di ermeticità del fabbricato stesso (identificato dal valore n50 definito dalla UNI EN 13789, sostituita recentemente dalla UNI EN ISO 9972), la seconda è una notevole riduzione del comfort causato dagli spifferi e disfunzioni locali del sistema di ricambio aria quando questo sia presente. Per questo motivo, e soprattutto nelle ristrutturazioni che prevedono una sostituzione di serramenti, curare la tenuta all’aria in corrispondenza del giunto serramento-parete costituisce un know-how imprescindibile per i progettisti, per non provocare un progressivo degrado degli stessi serramenti e degli elementi adiacenti. Parallelamente, data l’estrema tenuta all’aria dei serramenti di nuova generazione (a 2 o 3 guarnizioni), occorre sempre prevedere un sistema di ventilazione meccanica degli immobili perché se da una parte limitiamo le inutili dispersioni termiche per ventilazione attraverso gli spifferi, dall’altra non si riescono più a garantire i ricambi orari necessari a livello igienico che al contrario sarebbero stati forniti dalla loro presenza.
Non si faccia l’errore di sottovalutare questo concetto: decine di avvocati e periti stanno intervenendo in tutta Italia su immobili ammalorati proprio a causa di un errato concept di efficientamento.
CAMBIARE CONVIENE: BONUS INFISSI E SUPERBONUS 110%
Vogliamo chiudere questo articolo ricordando che la sostituzione di serramenti (più eventuali chiusure oscuranti) è un intervento di efficientamento energetico per cui sono previste detrazioni fiscali, come il Bonus infissi 2021 e il Superbonus 110% previsto dal cosiddetto Decreto Rilancio [7]. Nel caso di mero intervento di sostituzione dei vecchi serramenti, si può beneficiare della sola detrazione fiscale del 50% e non del 110%, usufruibile anche mediante sconto in fattura o cessione del credito [7], per ottenere la quale occorre abbinare l’intervento ad altre misure di efficientamento più sostanziali come, ad esempio, l’installazione di un cappotto termico o la sostituzione del generatore di calore (detti “interventi trainanti”) e conseguendo il miglioramento di almeno due classi energetiche (o comunque della classe più alta). La situazione attuale, e l’interesse che i meccanismi di detrazione fiscale hanno generato nei committenti, dovrebbe essere accolta con favore ribaltando sui progettisti l’onere di formazione e conoscenza, per mettersi nelle condizioni di offrire ai potenziali clienti non solo “lavori gratis” ma, piuttosto, interventi globali e integrati “spremendo” i massimali e puntando al massimo dell’efficientamento energetico, delle prestazioni e del comfort senza dimenticare nessun aspetto, nemmeno il Sismabonus e le macchine di ventilazione abbinate alla sostituzione dei serramenti.
Figura 4 | È ora di cambiare le finestre? Approfitta delle detrazioni fiscali! |
L’AUTORE
Francesco Nesi è fisico edile, PhD e PostDoc (Università Regensburg e Innsbruck). Dall’anno di fondazione (2011) dirige ZEPHIR, affiliato italiano del Passivhaus Institut, e ha al suo attivo centinaia di seminari, corsi, workshop e convegni sul tema del risparmio energetico. Dal 2007 promuove lo standard Passivhaus in Italia e nel mondo, aprendo nuovi mercati, sviluppando tool per l’ottimizzazione tecnico-economica degli interventi e dei dati climatici, tecnologie per il risparmio energetico e la salubrità ambientale. È autore di pubblicazioni su riviste scientifiche e specializzate e del libro di riferimento PASSIVHAUS (Maggioli Ed.). Coordina diversi team di progettazione e offre soluzioni pratiche per risolvere problemi che si manifestano sui cantieri elevando la qualità dei progetti che si presentano.
BIBLIOGRAFIA
[1] PASSIVHAUS, Francesco Nesi, Maggioli Editore, 2017. Disponibile su: http://shop.passivhausitalia.com
[2] 16th International Passive House Conference, Prof. Paszkowski, Hannover, 2012.
Link pdf
[3] A. Zoller, German Patent No. 387655 (1913); S. J. Robinson and R. E. Collins, ISES World Congress, Int. Solar Energy Soc., Kobe, Japan, 1989.
[4] Corso internazionale CPHD (Certified Passive House
[5] Designer, Passivhaus Institut, Darmstadt, 2016. Calcolo eseguito su finestre caratteristiche di un clima caldo-temperato in numero sufficiente per giungere al livello di Casa Passiva e con coefficienti di trasmittanza degli elementi opachi idonei per quel clima specifico e scelti in modo da ottenere la certificazione.
[6] Posaqualificata, Guido Alberti, web: https://www. posaqualificata.it/e-possibile-montare-le-finestre- senza-controtelaio/ [Rif. data: 16.02.2021]
[7] Decreto Rilancio, artt. 119 e 121, agosto 2020.