Dal mercato attuale al prossimo futuro, la sfida si giocherà sulla capacità di aggregazione per la riqualificazione su scala urbana.

06/2022

di Francesca Negri

 

GorillaStagflazione, ossia una fase dell’economia in cui sono presenti in contemporanea ondate inflazionistiche e stagnazione economica, ovvero la mancata crescita del prodotto interno lordo (Pil). Questa è la parola che meglio definisce l’attuale situazione del comparto edile secondo Luca Rollino, editorialista del Sole 24 Ore, considerato uno dei massimi esperti di energetica degli edifici.

Una situazione denunciata ormai da tutti gli operatori del settore e ben riassunta da Gabriele Buia, presidente di Ance: «L’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia è ormai insostenibile e rischia di bloccare i cantieri e complica la possibilità di onorare i contratti per le imprese. Da tempo stiamo interloquendo con il governo e la politica chiedendo una soluzione che non ponga a rischio il proseguimento delle opere previste dal PNRR. Ci aspettiamo risposte in tempi brevi, altrimenti, il blocco dei cantieri sarà inevitabile».

«La situazione attuale – afferma Rollino – è sicuramente migliore rispetto a 3-4 anni fa. Il mondo dell’edilizia e dell’immobiliare in generale sono ripartiti, ma attualmente lo scenario economico particolarmente avverso mette il Superbonus 110% all’angolo per la diminuzione di marginalità e il ritardo dei cantieri per la mancanza e i rincari delle materie prime. A questo si aggiunge la carenza di manodopera qualificata e specializzata: tra licenziamenti e prepensionamenti durante il Covid, ora si fa ricorso a una serie infinita di subappalti che non sono in grado di garantire né le competenze adeguate né il rispetto dei tempi. In ultimo, veniamo da un passato turbolento in cui le aziende hanno perso capacità produttiva e da un presente in cui assistiamo a un irrigidimento del sistema finanziario intorno alle imprese e ai cantieri».

Tutto questo, secondo Luca Rollino, ha fatto rallentare l’onda della ripartenza, legata soprattutto al Superbonus 110%: «Le imprese rischiano la crisi di liquidità, anche se con gli ultimi decreti si cerca di sistemare questo aspetto, dando da un lato più flessibilità al sistema della cessione dei crediti, affidando tutto nelle mani delle banche che applicano dei prezzi di acquisto dei crediti sempre meno convenienti. Per cui, inevitabilmente, assistiamo a una perdita di marginalità che si aggrava anche a causa dell’aumento dei costi delle materie prime».

Dati di utilizzo del superbonus 110%
Fonte | ENEA, aggiornamento al 30 aprile 2022 dei dati nazionali e regionali relativi all’utilizzo del Superbonus per gli interventi di efficientamento energetico degli edifici.

Il risultato? «Le piccole imprese non riescono a sfruttare il Superbonus – afferma l’esperto – che a questo punto resta appannaggio quasi del tutto esclusivo delle grandi imprese. Il fatto che solo quest’ultime riescano a stare sul mercato può essere positivo: nel presente e ancor più nel futuro dell’edilizia c’è bisogno di una forte concentrazione delle aziende che operano in tutta la filiera delle costruzioni. Un fenomeno che si è già verificato nel mondo infrastrutturale, ma non ancora nel settore della riqualificazione urbana. Chi si occupa di building in Italia opera per lo più a livello locale o regionale, non nazionale o europeo, e qui sta la vera sfida di domani».

Se i benefici degli incentivi perdureranno fino a fine 2024, nei prossimi tre anni bisognerà non solo pensare al presente, ma anche strutturarsi per il mercato futuro che, secondo Rollino, non assomiglierà assolutamente a quello attuale: «Il “dopo bonus” sarà totalmente diverso. Il mercato privato subirà una riduzione, perché gli interventi saranno già stati fatti. A mio avviso non bisogna illudersi che si tornerà a una situazione uguale a quella pre pandemia: la manutenzione straordinaria diffusa non ci sarà più. Sarà il momento di realizzazioni su larga scala, di grandi operazioni immobiliari, dove serviranno grandi imprese strutturate. Nel futuro prossimo, dopo il 2024, chi ha lavorato bene sarà impegnato ad affrontare temi su scala urbana o a operare all’estero».

Luca Rollino
Luca Rollino

Sarà quindi l’estinzione della specie delle piccole imprese? «A mio avviso, si estinguerà la piccola impresa non specializzata. L’evoluzione sarà esattamente come quella avvenuta nel settore food, dove abbiamo la GDO (Grande Distribuzione Organizzata), che dà un determinato servizio e un certo grado di qualità, e i piccoli negozi di città che lavorano in prossimità con un volume medio-basso, puntando tutto sui prodotti ricercati, facendo della customer simplicity il loro punto di forza». Sarà una sfida su scala urbana che dovrà godere di quanto verrà fatto in termini di PNRR per semplificare e abbellire maggiormente le nostre città, riuscendo ad attrarre capitali stranieri per riqualificarle.

«Le previsioni – conclude Rollino – sono che nel 2050 le città accoglieranno il 70% della popolazione mondiale, e genereranno l’80% del Pil: ci saranno 34 megalopoli e nessuna di queste sarà in Italia, le principali città saranno in Asia, in parte in America e soltanto alcune, come Londra e Parigi saranno in Europa. Dobbiamo pertanto riuscire ad attrarre capitali stranieri per riqualificare le nostre città in modo da non restare periferici e creare ambienti capaci di attrarre i migliori talenti lavorativi. Questo si può fare solo investendo in edilizia con un parternariato tra pubblico e privato, ed eliminando la troppa burocratizzazione: i permessi per costruire oggi devono essere più veloci, nessuno straniero investirà in Italia con le tempistiche odierne: c’è bisogno di regole chiare, di facile comprensione, più semplici e stabili».